L’Associazione Cultura Popolare nasce nel 1992 da un gruppo di volontari-attivisti che vivono o vivevano a Cologno Monzese per poter lavorare e agire sul territorio stesso.
L’ACP è sempre stata un luogo di riflessione e di organizzazione del lavoro di base.
Per lavoro di base intendiamo l’insieme degli interventi diretti verso i soggetti sociali oppressi della popolazione. Il lavoro di base viene portato avanti con un metodo discusso, sperimentato e continuamente aggiornato per poter lavorare al meglio per l’autonomia dei soggetti con cui si opera.
L’intento del lavoro di base è l’autonomia e l’autodeterminazione del soggetto, che attraverso un percorso condiviso e di crescita, fatto insieme ad altre persone, gli permetta di superare delle prove personali e poter così riacquisire autostima e coscienza del proprio potenziale, riconoscere la propria oppressione, costruire e inventarsi strumenti per poter cambiare e migliorare la propria esistenza e quella del territorio stesso.
Negli anni l’ACP ha operato sempre a Cologno Monzese, territorio vissuto dai suoi componenti.
Uno dei primi interventi fatti dall’associazione è stato il Comitato baracche di via Pascoli. Un percorso che ha portato le persone che vivevano nelle “baracche” a richiedere le case popolari all’amministrazione comunale per poter sperare, desiderare ed ottenere una vita più dignitosa. Il percorso è durato dal 1992 al 1994.
Dopodiché L’ACP nel 1995 si è focalizzata sul lavoro di base nel quartiere di Via Pirandello.
Via Pirandello è un quartiere composto da quattro edifici di case popolari costruiti nella periferia di Cologno monzese. All’epoca vivevano lì circa 915 abitanti, per lo più famiglie operaie, ed era il quartiere con la più alta presenza giovanile tra i 18 e i 25 anni.
Un quartiere che, secondo le dichiarazioni degli abitanti stessi, soffriva dei seguenti problemi: droga, delinquenza, sotto-occupazione o disoccupazione, problemi con la scuola, isolamento del quartiere dal resto della città.
L’ACP si è voluta focalizzare sulle donne e sui giovani, soggetti maggiormente penalizzati. Alto era il numero di bocciati alle medie e anche alle elementari. Molti ragazzi non concludevano neanche le scuole medie. C’erano pochissimi diplomati e nessun laureato.
I primi interventi in quartiere fatti dall’Associazione Cultura Popolare sono stati:
1992 Scuola popolare per adulti per l’acquisizione della licenza media
1995 Il lavoro con le donne: gruppo di auto-aiuto attraverso la narrazione della propria storia, un percorso di autoanalisi per prendere coscienza della propria oppressione verso un processo di liberazione.
1995 Dopolascuola medie di Via Pirandello: sul riacquisire l’interesse scolastico, fornendo orientamento allo studio alle superiori e orientamento al lavoro per chi desiderasse terminare gli studi al termine delle scuole medie, interesse per la vita e risoluzioni di conflitti in famiglia e non solo.
1997 – 2001 Dopolascuola elementari Via Pirandello: una volta a settimana incontrava i bambini per poter studiare insieme e riacquisire l’interesse allo studio, alla scoperta, alla ricerca, alla conoscenza, facendo un lavoro sull’autostima per chi si è sempre sentito ultimo a scuola e a casa.
Oltre allo studio c’era il confronto tra bambino e bambino e tra bambino e adulto, si cercava di praticare il mutuo confronto, mediante il quale i bambini potevano imparare dagli adulti e gli adulti imparare a conoscere il mondo del bambino. Un percorso di crescita che nasceva nello spazio, che chiamavamo Spazio Parola. In quello spazio i bambini portavano i loro conflitti, le loro gioie, le loro frustrazioni, le loro inadeguatezze, le loro paure, il loro stupore e se ne parlava, si giocava con le parole. Un processo di coscientizzazione e di liberazione, un processo di trasformazione e di cambiamento dell’individuo, della comunità e dunque del territorio stesso.
2006 – 2015 Scuola popolare migranti: una scuola dove non c’erano né allievi né insegnanti, dove si imparava l’italiano stando insieme. Affrontando insieme tutte le questioni che la migrazione si porta dietro, lavorando sui propri diritti e i propri limiti in Italia, prendendo coscienza di questo e poter agire autonomamente nel mondo che si vive.
2007 – oggi Scuola popolare migranti donne: una scuola dove insieme si impara l’italiano, tra donne e con donne. Tematiche femminili vengono affrontate per poter fare insieme percorsi di crescita e di coscientizzazione rispetto alla questione di genere nelle diverse culture, in Italia e nei paesi di origine delle donne che frequentano la scuola.
2017 – 2020 Scuola di arabo: uno spazio in cui ragazzi e ragazze nati/e in Italia da genitori di origine mediorientale e magrebina hanno l’opportunità di imparare la lingua e la scrittura dei propri genitori
2022 Armadio Pop(olare): uno spazio in cui donare, prendere, scambiare abiti e accessori d’abbigliamento per neonati/e, bambini/e e ragazzi/e. Un modo per diffondere la cultura del riuso e dello scambio, e creare uno spazio di socialità